RECENSIONI ALCUNI SPETTACOLI

 

Associazione Culturale Domenico Purificato

 

Il Progetto Maschere di Toni Cosenza

Una serata dedicata a Pulcinella nel segno di Domenico Purificato che ha dipinto nel ’75 uno dei Pulcinella più commoventi della storia dell’arte: la morte della maschera negli ultimi giorni dell’Assedio di Gaeta del 1861.

Assieme al giornalista Luciano Lombardo e al musicologo Toni Cosenza - hanno brillantemente condotto la serata organizzato a Roma, alla Galleria Italarte, l’attore Arnaldo Ninchi. L’incontro si è animato di riferimenti storici e teatrali narrati da Luciano Lombardi, alternati alle letture di Arnaldo Ninchi ed alle canzoni e canti popolari partenopei interpretati da Toni Cosenza, ideatore del piacevole happening.

L’Assedio di Gaeta ed altre opere di Domenico Purificato, come anticipato dallo stesso Cosenza, farà parte del suo Progetto Maschere coordinato da Massimo Oldoni (a breve in libreria con La Famiglia di Arlecchino), Ordinario di Letteratura Medio Latina all’Università di Roma 1 La Sapienza.  Gian Minello

 

Saint Louis Music City

 

Avion Travel (7 marzo) - Tony Cosenza (11 marzo) - Chattanooga (15 marzo) in From Napoli to St. Luois: rassegna da non perdere organizzata a Roma dall’eclettico jazzista napoletano Mario Schiano, presentata nel lanciatissimo Saint Louis Music City di Via del Cardello. Un pezzo di Napoli, insomma, si trasferisce al Saint Louis con tutta la sua tradizione e, come annuncia il cantante chitarrista Toni Cosenza: “Succedarranno cos”e pazze!”. Lo spettacolo, infatti, si apre con un originale video girato per conto dell’Estate Romana di Renato Nicolini nella storica Villa Torlonia, fra le cui antiche mura si aggira uno spaesato quanto inquietante “pazziariello” napoletano.

 

Rotary Club

 

Manifestazione celebrativa nel centenario della nascita del poeta molisano Eugenio Cirese.

L’Auditorium Montini di Campobasso ha ospitato “Era… Di Giacomo”, concerto del chitarrista e cantante Toni Cosenza, protagonista con Alfonso Andria (voce recitante) e Peppe Licciardi (chitarra, mandolino e mandoloncello) di una raffinata esecuzione di canzoni e liriche del grande Salvatore Di Giacomo. Serata poetica dunque, interamente ripresa da Rai3, per la regia di Roberto Gambuto, a cura dello stesso Toni Cosenza, iniziata con l’omaggio di Mario Gramigna (Presidente Rotary Club Campobasso) a Cirese, del quale sono stati eseguiti brani popolari molisani cantati da Anna Maria Capriglione.

 

Colori, Sapori & Musica

 

Rassegna di canti popolari a Pieve Emanuele, comune alle porte di Milano, animata dai Cantastorie del Sud Toni Cosenza (Campania), Otello Profazio (Calabria), Nonò Salomone (Sicilia).     

Organizzata dall’Associazione Culturale Magna Grecia, la quinta edizione di “Colori, Sapori & Musica”, cofinanziata da Regione Lombardia, Provincia di Milano e Regione Calabria, ha visto la partecipazione di numeroso pubblico attratto tra l’altro dal settore enogastronomico che ha evidenziato la bontà dei prodotti tipici calabresi.

Messo da parte per una volta l’arte di Salvatore Di Giacomo, il musicologo Toni Cosenza si è presentato su invito di Profazio a Pieve Emanuele in veste di cantastorie a rappresentare la Napoli dei quartieri spagnoli, di Santa Chiara e di Spaccanapoli. Pubblico entusiasta ed attento al repertorio autenticamente popolare, dunque, con profaziate, aneddoti, canti e tammurriate del Vesuviano. Il tutto scandito dal ritmo coinvolgente dei musicanti calabresi e dalle ballate di Nonò Salomone. Marco Rho

 

501 HOTEL

“Vibo Star, Storie e Cantastorie” è lo spettacolo condotto dalla splendida Melba Ruffo di Calabria che si è svolto nel gremitissimo Salone delle Feste del 501 Hotel di Vibo Valentia.

Ospiti d’eccezione della importante rassegna organizzata da Saverio Mancini, il napoletano Toni Cosenza, reduce dal Festival del Teatro Contemporaneo Fondi La Pastora, ha presentato brani dallo spettacolo “Pizzi, pizzi, tràngula”; il fiorentino Riccardo Marasco; i Fratelli Mancuso e il cantastorie del Sud, Otello Prefazio.

In scena dodici giovani artisti selezionati dal direttore artistico Felice Muscaglione a contendersi il trofeo ”Due voci folk per Vibo Valentia”. La manifestazione è stata ripresa da Canale 5 per essere mandata in onda (si spera non di notte) nella prima decade di giugno. I. Moscato

 

Settembre al Borgo

 

Casertavecchia celebra il decennale con un ricco programma di teatro, danza, musica jazz, folk e recital di valore come l’Omaggio a Raffaele Viviani che vede in scena, fra gli altri, Mariano Rigillo, Pupella Maggio, Luca De Filippo, Pino Micol, Roberto Murolo, Marina Pagano, Antonio e Franco Angrisano. 

Per la musica popolare la scelta è caduta sul folksinger napoletano Toni Cosenza, accompagnato per l’occasione dai percussionisti della Zabatta (Antonio Ragosta e Vincenzo Federico) e dal chitarrista Beppe Licciardi. L’attesa performance gestual-canora del Cosenza e dei suoi “complici” si annuncia piuttosto movimentata a causa delle drammatiche denuncie sociali contenute nelle sue ballate e per alcuni licenziosi rituali del vesuviano che assisteremo, come nell’allusivo “Ballo d”e femmenielle”. Organizzatori e pubblico sono avvisati. Staremo a vedere.

Più tranquillo “ Il racconto d’inverno”, di Shakespeare, novità assoluta con Giorgio Albertazzi, Pino Micol e Piera degli Esposti, per l’attenta regia di Giancarlo Cobelli.

La danza è rappresentata dal recital di Anna Razzi, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, e da Rudy Bryans, primo ballerino dello Stadt Theater di Basilea, con la Compagnia del Centro Napoletano del Balletto, diretto da Rosanna De Sortis..

Il jazz esplode invece con la creatività di Bruno Biriaco e Sexses Machine nella Non stop di 6 ore a cui partecipano musicisti dell’area campana. Paola Gizzi

 

Pulcinellata in riva al Tevere

 

Napoletano di nascita, folksinger per vocazione, autore-compositore per meriti accademici, Toni Cosenza sconfina nel jazz sostenuto dal santone del free Mario Schiano.

Abbiamo così apprezzato il Cosenza nella trasmissione “Adesso musica” di Adriano Mazzoletti (seconda rete Rai) in occasione della presentazione del disco “Partenza di Pulcinella per la luna”. Il surreale lancio spaziale non è avvenuto da Cape Canaveral, nemmeno dalle infuocate falde del Vesuvio, ma da una nebbiosa sponda del Tevere dall’atmosfera volutamente pasoliniana. A dare voce all’eterea maschera ricca di gestualità ed accompagnata da sberletti, “allucchi” e frasi ai limiti del non sense (non è forse free-jazz anche questo?) c’era naturalmente l’acting vocal Cosenza. Compagni di viaggio verso la hit parade discografica, oltre Schiano figurano musicisti del calibro di Bruno Tommaso, Gegè Munari, Tommaso Vittorini, Gaetano Delfini, Puccio Sboto, Alessio Urso, Gianno Basso, la cantante Donatina De Carolis. Vittorio Risi

 

Folkstudio 

 

Sesta rassegna di Musica popolare italiana

Nutrito il programma ideato da Giancarlo Cesaroni per il suo celebre Folkstudio, locale di via Sacchi, a Roma, in cui si evidenzia tra gli altri un felice ritorno: quello del folksinger napoletano Toni Cosenza.

Fanno parte del prestigioso cast: Paolo Pietrangeli (Canzoni di lotta); Francesco De Gregori (la Nuova Canzone); i moduli musicali del Canzoniere del Lazio; la “Sicilia amara” di Rosa Balistreri; il Sud di Otello Profazio; la “Toscana anarchica” di Dodi Moscati; la “Napoli di ieri e di oggi” di Toni Cosenza; le ballate di Giovanna Marini; le “Canzoni di protesta” di Ivan Della Mea; il Coro dei Pastori di Orgosolo; la Bassa Padana del Duo di Piadena; il Teatro Contadino di Quelli di Nocera; la Toscana contadina di Caterina Bueno; l’antica canzone napoletana di Concetta Barra; le “Storie veneziane” del Canzoniere Veneto. Ce n’è, insomma, per tutti i gusti. Un dato è certo: il mondo musicale napoletano si sta riproponendo con forza all’attenzione del pubblico e Toni Cosenza vi si accosta con la propria sensibilità, pur non rinunciando a qualche “pellegrinaggio” nella canzone d’autore (molti dei brani eseguiti sono suoi) che testimoniano l’umore della sua città. Così come avviene con Giovanna Marini, che ha aperto le sue esperienze alle nuove ballate , composizioni di lunga durata nelle quali si fondono le esperienze del canto e della rappresentazione popolare con materiali musicali colti. Alberto Bertini

 

Estate Romana

 

Dopo le iniziative promosse dall’Accademia di Santa Cecilia illustrate nei giorni scorsi, eccoci al programma dell’Estate Romana presentato dall’Assessore alla Cultura e alle Belle Arti, Renato Nicolini. Cinema, teatro, poesia, jazz, musica popolare e molto altro nella grande kermesse che vede in campo anche quast’anno il folksinger napoletano Toni Cosenza, di scena il 24 agosto a Villa Gordiani con il Gruppo Contadino della Zabatta nello spettacolo “Canti e tammurriate del Vesuviano” che verrà replicato con alcune varianti il 26 a Villa Lazzaroni e il 27 alla borgata del Trullo.

L’estate si apre ufficialmente a Santa Maria in Trastevere, il 24, con la Cooperativa Teatrodanza di Elsa Priverno e Joseph Fontano. In Piazza Farnese, il 25, concerto Jazz con Mario Schiano e Guido Mazzon Quartetto; il Balletto folkloristico di Oristano e gli Amerindios (Musica popolare cilena) e concerto dei Solisti Aquilani.

Al Parco Tiburtino vedremo Adriana Martino in “Scusi signor Brecht”; ascolteremo la Roman New Orleans, la Living Concert Big Band e diversi gruppi e solisti ad esibirsi in questa infuocata Estate Romana di cui daremo notizie nei prossimi giorni. Roberto Galvano

 

Teatro Festival

 

Toni Cosenza conclude il Festival Nazionale dell’Unità.

Oltre cinquemila spettatori hanno applaudito il concerto di Toni Cosenza, esibitosi alla Mostra d’Oltremare di Napoli sul grande piazzale antistante il Teatro Mediterraneo. L’affluenza di pubblico di questi giorni è andata al di là di ogni aspettativa. “Non immaginavo una così vasta partecipazione - ha dichiarato Toni Cosenza al termine dell’applaudito happening musicale - specialmente sul ritmo della ‘Canzona d”e pummarole”. Successo anche per Marcello Colasurdo e il Gruppo Operaio i Zezi di Pomigliano d’Arco; per il free di Mario Schiano; per il teatro di Chille de la Balanza, e per il recital di Marina Pagano. Salvatore Borriello

 

Incantastorie

 

Toni Cosenza protagonista della III Rassegna Nazionale dei Cantastorie organizzata dall’Arci Nova Teramo. “L’Italia cantata dal Sud” è lo spettacolo che il cantante chitarrista napoletano sta portando in giro nel tour finanziato della Regione Abruzzo. L’altra sera a Montorio al Vomano, in una piazza gremita di cittadini e turisti, l’eclettico Toni Cosenza ha incantato grandi e piccoli con le sue canzoni e filastrocche, la sua garbata ironia ed i suoi gustosi siparietti dedicati ai personaggi tipici della Napoli di una volta. La fortunata rassegna “Incantastorie” curata da Gervasio presenta spettacoli di Lucilla Galeazzi “Cuore di Terra”; Massimo Monaco “Moritaten”; Bernard M. Snyder “One Man Band”; Suoni e canti irlandesi; Il Tratturo “Musica popolare meridionale”. Gervasio

 

Festa Farina Forca

 

Lo spettacolo di Toni Cosenza conclude a Fondi la Festa dell’Unità. Nei giorni precedenti si è svolto un acceso dibattito sulla disoccupazione giovanile, con intervento del senatore Angelo Ziccardi, seguito da spettacoli per bambini con la partecipazione del clown di Tata di Ovada; il cantautore Sergio Endrigo; i Canti cileni di Marta Contreras con la Brigada Pablo Neruda; l’Old Time Jazz Band; la Compagnia Della Porta e quindi l’applaudito “Festa, Farina e Forca” di e con Toni Cosenza.

 

Toni Cosenza musica Shakespeare

 

Compositore e cantante folk, Toni Cosenza si è visto affidare dal regista Nino De Tollis l’incarico di musicare la riduzione teatrale de “La Tempesta” di Shakespeare. L’opera è andata in scena a Roma, nel teatro all’aperto allestito sulla splendida Piazza San Pietro in Montorio, al Gianicolo. Fra gli attori, bella prova di Liliana Paganini, Marcello Monti e Marina Faggi. Scenografie indovinate del pittore Pino Schiti. Sorprendenti le coreografie firmate dallo stesso Cosenza. Applausi scroscianti per tutti al termine della rappresentazione.  V. Risi

 

Toni Cosenza al Folkstudio

 

La IV Rassegna d Musica Popolare italiana presenta questa sera alle ore 22 un recital di Toni Cosenza.

Il popolare interprete presenterà una carrellata sulla musica popolare napoletana, dalle villanelle del ‘500 alla canzone settecentesca, dai brani dell’Opera Buffa alle ballate più recenti: forme canore che testimoniano la vitalità e gli umori di una città, Napoli, che ha sempre trovato nel canto lo sfogo alle sue emozioni ed ai suoi problemi. 

 

Austria Turismo

 

Castel di Sangro - L’Ente Nazionale Austriaco Turismo ha partecipato alle Giornate Internazionali del Turismo, manifestazione organizzata da Toni Cosenza per la Soundstudio Roma, finanziata da Regione Abruzzo, Comune e Pro Loco di Castel di Sangro. Ricco il ventaglio di proposte dirette agli appassionati di natura, sport, gastronomia e di passeggiate fra i boschi della Carinzia e del Salisburghese presentate da Brighitte Wilhelmer, Responsabile Stampa dell’ENAT. Turismo austriaco, ma anche di casa nostra, in una sorta di gemellaggio svoltosi fra il Parco Nazionale d’Abruzzo e il Bosco Viennese. La giornata è iniziata con la presentazione del programma culturale ideato da Idita Fiocca (Responsabile Cultura dell’Estate a Castel di Sangro) ed è proseguita con l’esibizione in villa dell’Orchestra Champagne, diretta da Luciano e Maurizio Francisci, in musiche di Strauss e Classici italiani, molto graditi dal pubblico, a cui sono stati offerti prodotti tipici abruzzesi ed una gigantesca sacher torte. La festa è proseguita alle 21, in una piazza gremita di cittadini e villeggianti giunti dai vicini centri turistici: applauditissimo il concerto di Toni Cosenza e la sua orchestra, che ha intrattenuto il pubblico per oltre due ore, tanto è durato lo spettacolo, interpretando antiche canzoni napoletane ma anche filastrocche, sberleffi e tammurriate dell’entroterra vesuviano.  Roberto Galvano

 

Moscerini & Canzoni a Villetta Barrea

 

Performance a dir poco “eroica” quella del cantautore Toni Cosenza esibitosi l’altra sera in ambito della stagione di spettacoli estivi organizzati dalla Pro Loco di Villetta Barrea. Scopo dell’iniziativa: mettere insieme i fondi per l’acquisto di un’ambulanza da donare alla Croce Rossa abruzzese. E’ accaduto che, aderendo all’invito, il generoso Cosenza è stato investito nel bel mezzo dello spettacolo da uno sciame di moscerini sicuramente attratti dalle luci dei fari puntati sull’artista. Milioni di insetti in picchiata ovunque: sul palco, sui microfoni, sul viso e perfino in bocca. Scene da film horror. Con gli organizzatori preoccupati per le sorti dell’artista che, stoicamente, continuava imperterrito con la sua “Reginè quanno stive cu mmico,,,”. Tuttavia l’inconveniente è durato il tempo di un ritornello. Poi, come simpaticamente commentato dai colleghi Enrica e Antonio Bonelli: “Il cielo è tornato limpido, la luna si è riaffacciata sul lago e la musica è ripresa fra gli applausi dei presenti che hanno molto apprezzato la bravura e la professionalità dell’artista napoletano.  Edoardo Facchini

 

Folk e jazz al San Macuto

 

Sabato 16 dicembre alle 18.00 in scena Giovanna Marini e Toni Cosenza nel loro repertorio di canto popolare - Domenica suonerà il quartetto di Tommaso Vittorini. Dopo la “Festa della Mamma”, a cui hanno partecipato i “Jazz Samba” di Irio de Paula, Mauro Vestri, Teresa Gatta, Fiorenzo Fiorentini, Paolo Gatti e Jenny McKean, la sezione romana di arte e cultura del Teatro di San Macuto prosegue la sua attività coordinata dall’art director Isio Saba con l’eccezionale serata dedicata a Giovanna Marini e Toni Cosenza. Cosenza canterà villanelle del ‘500, canti del ‘600, canzoni satiriche e ballate del proprio repertorio napoletano che tanto successo hanno riscosso alla recente rassegna organizzata dal Folkstudio. La Marini attingerà invece al vasto repertorio della canzone popolare italiana soffermandosi particolarmente su certe forme di canto: ricorderete il suo recital “Tempo Reale” della passata stagione nel quale raccolse alcune ricerche e studi. “Jazz giovani”, la sera dopo, vedrà l’esibizione del quartetto di Tommaso Vittorini con Gaetano Delfini, Massimo Urbani, Giampaolo Ascolese, Maurizio Giammarco ed altri jazzisti a sorpresa. Isio Saba

 

Paestum

 

Toni Cosenza e Otello Profazio nel Concerto di Natale organizzato dalla Provincia di Salerno e dal Comune di Capaccio. I due cantanti si esibiscono sabato 21 dicembre nella Basilica Paleocristiana di Paestum. “Canti e capitoli popolari di storia sacra” è il titolo del concerto che il napoletano Cosenza e il calabrese Profazio portano in tour durante le festività natalizie. Il programma presentato dall’Assessorato provinciale al turismo comprende concerti di Tullio De Piscopo a Salerno ed in altri centri del Cilento.

 

Aria di Natale

 

E’ il titolo della ricca rassegna di concerti, danza, teatro e musica popolare in cui figurano interpreti di valore internazionale, tra cui spiccano la soprano Raina Kabaiwanska, il folksinger napoletano Toni Cosenza, l’Orchestra da Camera di Salerno diretta da Alessio Vlad, la Johann Strass Festival Orchestra, Vito Mercurio Nuovo Ensamble Mediterraneo, Tullio De Piscopo e Oriella Dorella. Aria di Natale è organizzata da: Provincia di Salerno, Camera di Commercio, EPT, Comune ed aziende di soggiorno locali. L’iniziativa coinvolge siti archeologici e monumenti del salernitano, alcuni di rilevante valore storico-culturale, dalla Certosa di Padula alla basilica paleocristiana di Paestum, per poi passare dal teatro Verdi di Salerno, agli Arsenali della Repubblica di Amalfi e centri turistici famosi come Ravello, Positano, Grotte di Pertosa, Cava de’ Tirreni, Castellabate, Angri, Conca dei Marini.  Marco Rho

 

Toni Cosenza al Little Bar

 

Il celebre locale romano, prima in via Sistina, oggi in via Gregoriana, continua a dire la sua in fatto di come passare una serata elegante come si conviene ad un piano bar che voglia mantenere il suo caratteristico tono confidenziale. Ecco allora incontri con cantanti e musicisti che si alterneranno sulla piccola pedana ogni giovedì notte. Ha cominciato il napoletano Toni Cosenza, chitarrista capace, cantante di gusto ma soprattutto ricercatore di autentiche melodie partenopee (nel suo repertorio ce ne sono bellissime del ‘700). Al piano c’era, come ogni sera, Nicola Lopez, e questo è già un buon motivo per fare le ore piccole nell’accogliente locale frequentato da Marcello Mastroianni fin dai tempi dello “Ciao Rudy” di Garinei e Giovannini. Alberto Bertini      

 

Teatro Uomo

 

Il Duo di Piadena e Toni Cosenza al Teatro Uomo. Metti una sera a Milano un folksinger napoletano, Toni Cosenza, affiancato dal Duo di Piadena, ed ecco un susseguirsi di canti popolari nord-sud passare di bocca in bocca fra il pubblico che l’altra sera riempiva lo spazio alternativo caro a Dario Fo e Franca Rame, a Nanni Svampa e Lino Patruno, a Enzo Iannacci e Giorgio Gaber, fino a Celentano. Quella dei Piadena (Amedeo Merli e Delio Chittò), è stata una delle prime formazione a tentare la via del folk. Ancora oggi, il Duo, divenuto celebre per alcune fortuite apparizioni televisive, ma soprattutto per le ormai celebri “Uva fogarina” e “Cacciator nel bosco” (quest’ultima cantata in TV anche da Gigliola Cinguetti in edizione censurata) continua a riproporre con successo canzoni della Bassa Padana, loro terra di origine, e canzoni entrate a far parte del repertorio di Orietta Berti e di Milva.  

In quanto al napoletano Toni Cosenza, peccato lo si veda poco da questa parti (lo si ascolta volentieri ogni giorno su Radiouno nel programma “L’altro suono” di Mario Colangeli, condotto da Anna Melato e Antonio De Robertis), ma bisogna dire che la sua partecipazione alla rassegna del Teatro Uomo è stata fra le rivelazione del festival. Chitarrista colto, cantante dotato di un buon timbro vocale, Cosenza introduce le sue ballate, le sue storie di vita, i suoi personaggi (provocatoria e divertente la figura del “pazziariello”), con argute note che inducono ad una più attenta rilettura della storia napoletana e sul concetto gramsciano di poesia e canto popolare. Vedremo Toni Cosenza e il Duo di Piadina con Nanni Svampa e Otello Profazio prossimamente in TV nel programma di Giancarlo Governi “E noi qua”. Ivana Conte

 

Christmas Jazz

 

Toni Cosenza, Mauro Vestri, Cicci Santucci, Romano Mussolini, Roberto Dutto e Valerio Caprara nella rassegna jazz-folk presentata nell’antico Duomo di Amalfi che, per la prima volta, apre le porte a manifestazioni del genere. Il “Christmas Jazz” è un progetto ideato da Umberto Cosenza, organizzato da Regione Campania, Assessorato al Turismo, e Soundstudio Roma. L’appuntamento è per il 22 dicembre (ore 16.00): collegamento con “La vita in diretta” programma di Raidue condotto da Alda D’Eusania. Ad aprire la manifestazione è la “Street parade” della Soundstudio Dixieland Band diretta da Roberto Dutto. Alle 18.00, nel Duomo di Amalfi, Toni Cosenza presenta “Quanno nascette Ninno - Antologia di canti e capitoli popolari di storia sacra”. Ore 19.00 il critico Valerio Caprara presenta “Il jazz nel cinema”. Ore 19.30 concerto di Romano Mussolini con l’Orchestra Italiana Jazz diretta da Cicci Cantucci in “Musiche da films”. Pacchetti turistici vengono per l’occasione proposti dagli operatori amalfitani. Federico Scaramuzza

 

Musicalmente

 

Toni Cosenza da oggi su Radiouno - Il noto cantautore napoletano sarà ospite di “Musicalmente”, trasmissione radiofonica Rai di grande ascolto in onda alle 14.30 su Radiouno. Nel corso del programma, Toni Cosenza, presenterà parte del materiale sonoro da lui stesso raccolto a Napoli e registrato nel suo disco “Pizzi pizzi trangula”. Tra le novità in scaletta figurano anche brani tratti da un secondo disco di tammurriate e canti dell’entroterra vesuviano, che lo stesso Cosenza ha registrato con il Gruppo Contadino della Zabatta.

 

Storie e leggende del Sud

 

Giovedì 23, alle 20.30, la RAI manda in onda su TV3 la prima delle tre puntate di “Storie e leggende del Sud” scritte e interpretate da Toni Cosenza, regia di Roberto Gambuti. Prendono parte al programma Otello Prefazio con i solisti della Zabatta con Franco Cutolo, Vincenzo Federico e Antonio Auriemma con le percussione tradizionali della Campania, e gli strumentisti Luciano e Maurizio Francisci. Si tratta della registrazione di uno spettacolo di canti e musiche popolari, con ballate, tammurriate e filastrocche abilmente dosate, illustrate ed eseguite dal folksinger napoletano Toni Cosenza e la sua affiatata band che, per l’occasione, ospita il cantastorie calabrese Otello Profazio. Roberto Gambuto

 

Umorismo e canzone

 

L’Istituto Professionale Alberghiero De Medici di Ottaviano (NA) ha ospitato il concerto del chitarrista e cantante Toni Cosenza in occasione della presentazione del catalogo viaggi Primavera-Estate proposto da Alpitour. Preceduta da una speciale cena a base di piatti tipici vesuviani preparati dagli chef dell’Istituto, con la supervisione del Maestro di Cerimonia il Prof. Antonio Ragosta, la serata è proseguita con la descrizione delle destinazioni proposte dal Tour Operator dedicate a Spagna, Portogallo e Scandinavia.

L’evento è stato caratterizzato dalla performance di Toni Cosenza che ha eseguito brani tratti da Umorismo nella Canzone Napoletana (progetto ideato e prodotto da Francesco Ammirati, titolare dell’omonima Agenzia di Viaggi di S. Giuseppe Vesuviano). Ancora una volta il cantautore napoletano ha stupito l’attento e colto pubblico con la sua garbata ironia scaturita dall’esecuzione di brani scritti agli inizi del ‘900 da fini dicitori e macchiettisti quali Nicola Maldacea, Peppino Villani, Armando Gill e Gennaro Pasquariello, inimitabili protagonisti della storia del Café Chantant e della Canzone Napoletana in genere. Salvatore Borriello

 

FESTA DEL SOLE

 

La città di Rieti celebra la “Festa del Sole” con una eccezionale rassegna di cabaret e musica popolare a cura de “Il Torchio”, associazione culturale diretta dal giornalista Aldo Giovanetti. Apre la serata il folksinger napoletano, Toni Cosenza, protagonista di una fortunata stagione di concerti nelle maggiori città italiane. Ad affiancarlo, due giovani artisti, Gloria Diotallevi e Maurizio Sorrentin, provenienti dal gruppo dei Cantastorie di Silvano Spadaccino. A seguire, il cabaret di Gianfranco D’Angelo e Rosanna Ruffini, giunti direttamente dal Bagaglino di Roma, con Flavio Bocci al pianoforte. Titolo dello spettacolo: “La nevrosi è quella cosa”, dello stesso D’Angelo.

L’organizzazione locale ha volutamente rinunciato alla consunta etichetta di “festival” preferendola al termine “festa” perché la ricorrenza è principalmente diretta ai cittadini di Rieti. Nel frattempo, viste le numerose richieste, la direzione del Teatro Flavio pratica prezzi decisamente abbordabili. (Sandro Cappelletti)

 

DI GIACOMO A VILLETTA BARREA

 

Questa sera, alle 21, il Centro di Pubblica Assistenza dell’Alto Sangro di Villetta Barrea, offre agli ospiti del comprensorio una rassegna di poesie e canzoni napoletane dal titolo “Era… Di Giacomo”, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Toni Cosenza. L’artista napoletano è protagonista del programma televisivo “Storie e leggende del sud” in onda ogni mercoledì alle 21.00 sulla Terza Rete. Al termine dello spettacolo dedicato all’opera del poeta e scrittore Di Giacomo, il pubblico presente potrà degustare prodotti tipici abruzzesi.  (Il Centro)

 

BARREA SPETTACOLO

 

Centosettantasette soci, cinquanta volontari, venticinque autisti con due ambulanze: dai trenta ai quaranta interventi di soccorso al mese. E’ la carta d’identità del “Centro di pubblica assistenza Alto Sangro” di Villetta Barrea, che organizza per questa sera alle ore 21 uno spettacolo dal titolo “Era… Di Giacomo” di Toni Cosenza, poi la degustazione di prodotti locali e con il ricavato l’acquisto di una terza ambulanza. Il centro di volontariato è nato spontaneamente da quattro anni per sopperire alle carenze che si avvertono nel territorio del Parco soprattutto nel periodo di maggiore affluenza turistica. “Non abbiamo sovvenzioni da nessuno, il nostro è solo volontariato”, ci dice Miriam D’Andrea, presidente del centro. (Il Messaggero)

 

ESTATE A CASTEL DI SANGRO

 

 Musica, Teatro, Arte, Cinema, Letteratura, Poesia nel progetto ideato da Toni Cosenza, autore di trasmissioni Rai come “Sereno Variabile”, “Week End” e “Folkitalia”. L’Estate a Castel di Sangro a lui affidata dal Comune e la Pro Loco comincia il I° agosto con la personale del pittore Paolo Monai:  “Ciò che gli altri non vedono”. Si prosegue con il concerto del gruppo Bojafra del percussionista Massimo Carrano (4/8); e con l’Orchestra Champagne diretta da Luciano Francisci il 6/8. Per il melodramma assisteremo alla Tosca (7/8) ed alla Traviata (8/8). Non potevano mancare le Giornate del Turismo, ed ecco la Capo Verde Band il 12/8. Per il cinema di qualità vedremo “Corto circuito” l’11/8, e “Il nome della rosa” il 22, al Cine Teatro Italia. Sempre l’11, la mostra “Design, Moda e Poesia - figurini su cartone di A. Gianfagna e T. Branca, a cura di Idita Fiocca; inoltre, lo scrittore Giuseppe Neri presenterà il suo libro “Verso il 3000”; infine, alle 21, Patrizia Bettini reciterà in: “Era aperta una finestra?”, recital di poeti contemporanei italiani e stranieri, a cura di Ivana Conte. Per la seconda Giornata Internazionale del Turismo (13/8), aperitivo alle 12 e ballo in villa con operette e valzer viennesi, a cura di Brigitta Wilhelmer dell’Ente Nazionale Austriaco Turismo. Venerdì 14, Incontro con la canzone napoletana, protagonista Toni Cosenza e l’Orchestra di Luciano Francisci nello spettacolo: “Era… Di Giacomo”. A Ferragosto Cristiano Malgioglio in concerto. Lunedì 17, la Compagnia Gioco-Teatro presenterà “Non tutti i ladri vengono per nuocere”, atto unico di Dario Fo, regia di Claudio Beccaccini. Venerdì 19 ancora l’art director del festival, questa volta in una magica “Pulcinellata” dedicata a piccoli e grandi spettatori, con Toni Cosenza nei panni della famosa maschera napoletana, in scena con Carlo Piantadosi, il famoso burattinaio del Gianicolo.

Folk, reggae, ballo liscio, ma anche jazz con l’inossidabile Nicola Arigliano, a Castel di Sangro, a conclusione del progetto ideato da Toni Cosenza per il Comune e la Pro Loco di Castel di Sangro. (Eduardo Facchini)

 

AGOSTO A CASTEL DI SANGRO

 

All’Orchestra Champagne diretta da Luciano Francisci è affidata la conclusione dell’Estate a Castel Di Sangro in programma questa sera nella cittadina abruzzese. Organizzata dalla Soundstudio di Roma per conto della locale amministrazione comunale, “la manifestazione ha finalmente registrato l’atteso salto di qualità - ha dichiarato l’assessore al turismo Eduardo Facchini - E questo grazie alle scelte operate dall’art director dell’Estate, Toni Cosenza, responsabile anche della comunicazione di cui la rassegna ha usufruito attraverso i numerosi servizi realizzati dalla Rai e dalla stampa nazionale”. Soddisfatta anche l’assessore alla cultura, Idita Fiocca, “soprattutto per la risposta dei giovani giunti da tutta la regione, e per l’affluenza di turisti registrata dai concerti e dalle mostre che hanno animato la nostra estate”. (Roberto Galvano)

 

ESTATE ROMANA

 

Toni Cosenza canta Napoli: ‘na voce, ‘na chitarra e sul palcoscenico dell’Isola Tiberina due sere fa è cominciato il viaggio dell’artista nella musica popolare napoletana dal ‘600 agli anni ’50. Un attacco solitario in bianco e nero per un concerto che, partito tra le note di un settecentesco Guarracino, di una Te voglio bene assale del primo Ottocento e di altri brani ancora vivi nonostante abbiano centinaia d’anni alle spalle, ha risalito la china dei secoli per raggiungere epoche più recenti, con un finale in crescendo rossiniano. E, man mano che si toccavano le tappe storiche di una Tammurriata nera del primo Dopoguerra o di ‘O masto cu’ ‘e llente (uno scatenatissimo ritmo marca boogie woogie), si coloravano e si ravvivavano le luci sul palco, si accentuavano i battimani ritmati dall’accompagnamento musicale dei 400 spettatori venuti a seguire questo spettacolo, dal titolo “Acquarello napoletano”, e a Tony Cosenza si affiancavano via via Maurizio e Luciano Francisci e Dino Londi con violino, contrabbasso e fisarmonica.

Una “performance” frutto di trent’anni di ricerche musicali nel campo delle tradizioni popolari di Toni Cosenza, napoletano nato in vicolo Candelora (dietro Santa Chiara e a due passi da San Pietro a Majella) che dopo aver studiato chitarra classica al Conservatorio della sua città, si trasferisce a Roma, dove, ormai da dieci anni, scrive i testi della trasmissione radiofonica di Radiouno “Week End”. Senza, però, abbandonare la sua passione da ragazzo che, fino ad oggi, ha fruttato otto long-playing di musica popolare partenopea. “Acquarello napoletano” lascia Roma, base di partenza, per una tournée che avrà come prossime tappe Ischia e Sperlonga. (Antonio Lucchini - Il Messaggero)    

 

FOLKITALIA

 

Tony Cosenza è l’ospite, nonché il curatore, del programma in onda questa sera alle 21.30 sulla Terza Rete nazionale. Anche la sesta puntata riunisce e mette a confronto i gruppi di musica popolare del sud con quelli del nord. Voce solista e chitarrista, interprete delle più antiche tradizioni popolari della Campania, Cosenza esegue col suo gruppo tammurriate, canti e filastrocche, sostenuto dagli strumenti tipici del folklore napoletano del quale è studioso ed attento esecutore. (Radiocorriere TV)

 

CASTELLO ODESCALCHI

 

 Musica: domani in scena il cantante Toni Cosenza. La voce di Napoli - I poeti del ‘600 ma anche Di Giacomo recitato da Alfonso Andria. I “Giardini storici” della Posta Vecchia, al Castello Odescalchi di Palo Laziale, a due passi da Ladispoli, saranno la cornice di uno spettacolo di singolare interesse che andrà in scena alle 21.30. Si tratta di “Acquarello napoletano”, una carrellata nel tempo attraverso la canzone popolare napoletana, ideata e interpretata da Toni Cosenza,   cantante e chitarrista partenopeo cresciuto alla scuola di chitarra classica di Mario Gangi presso il Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli.

Napoletano verace ma romano di adozione, Toni Cosenza vive e lavora nella capitale come giornalista e autore di fortunate trasmissioni televisive e radiofoniche. Si possono ricordare “Senza rete”, “Storie e leggende del Sud”, “Folkitalia”, “Signori, Peppino De Filippo”, “Jazz Club”, “Era… Di Giacomo”, “Folconcerto”, ma anche programmi di turismo di grande successo quali “Sereno variabile” e “Week end”, in onda da diciotto anni su Radiouno il sabato mattina con un ascolto medio di tre milioni a settimana.

In pratica con “Acquarello napoletano” Toni Cosenza,  vuole ripercorrere la strada della canzone della sua terra dal ‘600 a Salvatore Di Giacomo, partendo dalle origini di quello che è un fenomeno musicale tutto vesuviano, ma anche patrimonio della cultura mondiale. Si andrà dalle “villanelle” di Orlando Di Lasso all’Opera Buffa, da “Michelemmà” al “Guarracino” ai pezzi “classici” di Bovio, Russo, Di Giacomo, Viviani, Murolo, Mario e Cioffi. Per non dire delle commistioni fra letteratura colta (D’Annunzio, per esempio) e musica popolare con la creazione di capolavori immortali.

“Acquarello napoletano” si inserisce in “Musica all’aperto”, una serie di spettacoli organizzati e voluti per questa estate da Claudio Nardocci, presidente dalla Pro Loco di Ladispoli e dall’Ente Provinciale per il Turismo di Roma.

Nelle serate precedenti si sono esibiti artisti come Severino Gazzelloni e complessi quali il “Quintetto di Roma” e il gruppo strumentale “Musica Centro”. In sostanza “Musica all’aperto” si rifà ad un genere di spettacolo assai in voga nel ‘700 a Salisburgo, a cui lo stesso Mozart dedicò molte opere. Del resto ancora oggi nella bella città austriaca si fa spesso musica nei piccoli cortili e nelle stradine che fiancheggiano la via principale, ben lontane dal “Mozarteum” nel quale si tengono, anche in occasione del famoso Festival, i concerti più importanti.

Le canzoni di “Acquarello napoletano” verranno raccolte in un disco, realizzato dalla Soundstudio Touring Promotion Radio TV di Roma con il patrocinio degli assessorati al turismo della Regione Campania e della Provincia di Napoli, presentato dallo scrittore Antonio Ghirelli. Con il contributo del Ministero degli Esteri, il disco verrà distribuito nel corso di scambi culturali con i paesi del Sud America ed in particolare con l’Associazione “Los amigos de Napoles” di Buenos Aires. Con “Acquarello napoletano” si farà anche un libro, edito dal settimmanale Euro Travel News.

Toni Cosenza ha partecipato al recente Festival mondiale della chitarra di Fort de France, nell’isola della Martinica, e si è fatto applaudire all’Isola Tiberina come protagonista della rassegna organizzata dall’Ente provinciale per il Turismo di Roma. Dice con orgoglio Cosenza: “Abbiamo  superato, per incasso e presenza di pubblico, persino i balletti del Bolscioi di Mosca”.

(Mario Pandolfo - Corriere della Sera)

 

FOLK O NON FOLK - Sorrisi e Canzoni TV

 18 novembre 1973 - Tavola rotonda organizzata e moderata da Toni Cosenza

 

PERFINO GIUSEPPE VERDI DEVE QUALCOSA AL FOLK - La musica “colta” ha sempre avuto bisogno di quella popolare per restare viva: ecco la conclusione a cui si è giunti nel corso di una tavola rotonda. “C’è chi mangia pane e salame e chi pane e canzoni”.  

Dalla Sicilia, nuovamente a Roma, dove il nostro viaggio attraverso l’Italia della canzone “ruspante” si conclude con un dibattito al quale partecipano molti dei personaggi incontrati.

Con Rosa Balistreri, Sergio Bruni, Maria Carta, Anna Casalino, Sergio Centi, Toni Cosenza, Gipo Farassino, Otello Prefazio, Leoncarlo Settimelli, Dino Sarti, Silvano Spadaccino partecipano alla “tavola rotonda” Giancarlo Governi, direttore di una collana discografica di canti popolari, e due organizzatori di grandi manifestazioni musicali popolari, Franco Fontana e Gianni Ravera. Il tema proposto per il dibattito è questo: “Folk e non folk in Italia. C’è nel nostro paese un folk attuale?”.

SERGIO CENTI: Si potrebbe dire che tutta la canzone italiana è “folk” con la sola esclusione della musica dei complessi, che si ispirano chiaramente a moduli ed esempi stranieri. Questo perché l’Italia ha dovuto sempre fare assegnamento su autori essenzialmente popolari; autori che io chiamerei più che musicisti “canzonettari” e senza che ciò suoni offesa per qualcuno: due dei più grossi nomi italiani in fatto di canzoni, come E. A. Mario e Ruccione, “fischiettavano” i motivi che nascevano dentro di loro a qualcuno capace di scriverne la musica. Siamo tutti folk, quindi, perché spontanei, capaci di “ricreare” motivi che sono dentro di noi da sempre. Dico questo con l’esperienza che ho acquisito realizzando un’antologia discografica della canzone romana in docici volumi.

Sorrisi e Canzoni TV: Quello che ha detto Centi è interessante, ma vorremmo sapere se c’è o no differenza fra cantanti che sono nati “folk” e cantanti che sono arrivati al folk dopo una carriera spesa cantando canzoni di genere assai diverso.

GIANCARLO GOVERNI: Cominciamo col dire che “folk” soltanto significa poco: diciamo “folk music revival”, cioè riscoperta delle canzoni del popolo. A chi appartiene questo geneere e a chi no? La musica del popolo si contrappone, in un certo senso, a quella delle classi dominanti. C’è una separazione fra questi due mondi, ma non netta come potrebbe sembrare, dal momento che un musicista “colto”come Giuseppe Verdi diventa “popolare”quando il popolo lo scopre e lo eleva a suo simbolo. Il famoso “Inno del I° maggio” degli anarchici è in effetti il coro del “Nabucco” con le parole cambiate. Chi è “folk” e chi non lo è? Io direi che folksinger è chi nello stesso tempo ricerca le canzoni e le interpreta. Le due cose non possono essere separate. Giovanna Daffini, una mondina, è folk perché canta canzoni popolari che ha sofferto sulla sua pelle, cioè le ha tirate fuori dalla risaia e le ha riproposte al pubblico cantandole; Orietta Berti e Gigliola Cinguetti o Rosanna Fratello non possono viceversa essere incluse nel “folk” perché sono soltanto “interpreti” di canzoni già esistenti in forma compiuta.

GIPO FARASSINO: Vorrei dire qualche cosa a proposito di folk tradizionale e folk moderno. Il canto popolare, a mio avviso, ha un valore, un significato soltanto se è espressione di una realtà attuale. I canti tradizionali avevano un legame diretto con la vita dei loro tempi e così deve essere per quelli contemporanei. Vuol dire che alla gondola si sostituirà la fabbrica con i suoi problemi. Il folk deve essere l’espressione di un’autenticità urbana attuale dove il problema fondamentale è quello dell’incomunicabilità. Si tratta di portare avanti un discorso di cultura a livello popolare. Torino, per fare un esempio concreto, è una città tremendamente infelice, dove migliaia di figli di emigranti hanno sete di una tradizione che non posseggono perché il figlio di un siciliano nato a Torino non è un siciliano, ma un torinese che però si volta indietro e non ha niente alle sue spalle. Bisogna quindi dargli una dimensione culturale nuova nella quale possa riconoscersi.

SERGIO BRUNI: Secondo me, e parlo per quanto riguarda Napoli, la canzone popolare s’è fermata a Raffaele Viviani. Oggi, credo, mancano i temi che un poeta possa affrontare per scrivere una canzone. Se io fossi un poeta non saprei francamente di che cosa parlare. Che canto, il mare inquinato? Oppure il frigorifero? Dopo Viviani, si è cercato di tornare al vecchio schema, ma in tono minore e senza autenticità di ispirazione.

OTELLO PROFAZIO: A questo punto vorrei sapere se Sergio Bruni si considera o no cantante folk.

TONI COSENZA: Prima ancora di Bruni vorrei rispondere io a questa domanda: Sergio Bruni canta da anni canzoni napoletane nelle quali c’è molto di folk, come dimostra l’Antologia della canzone napoletana realizzata se non sbaglio intorno al ’55. “Lo guarracino”, tanto per fare un esempio, è senz’altro un canto popolare folk.

SERGIO BRUNI: Io, consentitemi questa espressione, mangio pane e canzoni, cioè prima ancora di essere un “professionista” un termine questo che non sempre mi piace, sono amante della canzone e canto con tutta la mia più sincera partecipazione. Il resto non conta.

OTELLO PROFAZIO: Ecco, qui si può fare una distinzione: Bruni dice “mangio pane e canzoni”, cioè lui è un professionista della canzone e deve cantare le cose più disparate. Io, invece, mangio pane e salame, pane e formaggio e canto quando mi va di cantare, canto quello che mi piace, quello che ha scritto la gente del popolo, in dialetto. E scrivo quello che sento e quando lo sento. La differenza è tutta qui. Ci può essere un folk moderno, legato a problemi e temi attuali? Certo, ma gli esempi, purtroppo, non sono ancora molti. “Campagna”, di Farassino, è uno di questi. Fa cadere il mito della bellezza della vita in campagna; una vita suggestiva per il cittadino che in campagna va a farci una gita di poche ore, ma una vita durissima per chi è legato alla terra, costretto a lavorare duramente, sotto la pioggia e il sole.

Questa tavola rotonda, anche se non arriveremo a conclusioni definitive, è un fatto assai positivo perché significa che l’interesse per il folk si sta allargando. Come del resto, considero positivo anche il fatto che cantanti come la Berti o la Cinguetti cantino motivi popolari pur non avendo la “patente” di folksingers. Tutto serve per la diffusione del canto popolare.

MARIA CARTA: Per quanto riguarda la Sardegna, il canto popolare non può essere proposto, oggi, che nella sua dimensione iniziale. Il folk sardo è solo da poco un genere “esportato” sul continente. Bisogna che la gente prima si abitui , si compenetri nella tradizione di questo popolo prima di poter parlare di canto popolare sardo con una tematica attuale. C’è ancora una miniera di cosa bellissime da far conoscere; cose che esprimono una cultura autentica, nata dal popolo e portata avanti attraverso le varie situazioni storiche: la dominazione spagnola, la presenza dei piemontesi e, infine, la classe dominante sarda, che finora non ha cambiato di molto le cose. Penso, ripeto, che nella dimensione tradizionale, la Sardegna abbia ancora molto da dire e da far conoscere con i suoi canti popolari.

GIANNI RAVERA: Come organizzatore di manifestazioni musicali, ho sempre cercato di dare il mio contributo per l’apertura di nuove prospettive. Per quanto riguarda il “pop”, ad esempio, che viveva una sua vita tutta particolare negli stadi e in certi locali  “underground”, ho fatto l’esperimento di portare ad un più vasto pubblico. Le stesse iniziative devono essere prese per “promuovere” il folk. Fino a cinque sei anni fa del folk nessuno sapeva niente, se si escludono le ristrette cerchie di amici dei folksingers: oggi, il solo fatto che un giornale come “Sorrisi e Canzoni TV” se ne stia occupando significa che le cose sono molto cambiate. Il folk deve uscire all’aria aperta per farsi conoscere. Anche se poi non sono d’accordo con la signora Balistreri, che ammiro moltissimo, vada al Festival di Sanremo; cioè si presenti in un contesto che non è quello più adatto per le sue canzoni.

ROSA BALISTRERI: So che Sanremo non è il posto più giusto, ma ho deciso di andarci perché è una via come un’altra per farmi conoscere. Cantare è comunicare e, perché questo succeda, bisogna rivolgersi al pubblico più vasto possibile: se è quello del Festival, pazienza. L’importanza è farsi sentire. Cantare solo per gli amici non serve a niente.

LEONCARLO SETTIMELLI: A proposito della diffusione e non diffusione del folk, va detto che oggi al grosso circuito costituito dalla televisione, la radio e i dischi si oppone un circuito “alternativo” costituito dalle feste patronali  e da quelle, sempre più numerose e diffuse, dei partiti, come appunto le Feste dell’Unità e dell’Avanti!, che realizzano un nuovo rapporto di fare e ascoltare canzoni. Il circuito costituito dalla televisione, dalla radio e dalla grande industria discografica si muove in una certa direzione con scelte precise che sono chiaramente di natura politica o, meglio, di una certa politica. Il circuito alternativo è invece determinato da scelte che sono a livello popolare e che, in una certa misura riescono anche a modificare in prospettiva, le scelte del circuito che chiamerei per semplicità “padronale”. Tempo fa, tanto per fare un esempio, è passata in Rai una canzone di Laura Betti dove si parla di due che fanno l’amore in macchina: quindici anni fa, quando cioè la canzone fu scritta, trasmetterla per radio sarebbe stato uno scandalo. In altre parole, c’è oggi la stessa situazione di cinquecento anni fa, naturalmente attualizzata: anche allora ad un “circuito” costituito da menestrelli che cantavano a corte per il signore che viveva nel castello, si opponeva un “circuito alternativo”: quello dei canti popolari inventati e cantati dai contadini per sopportare meglio la loro fatica nei campi.

DINO SARTI: Replico brevemente a tutti riprendendo l’affermazione di Bruni: Sergio non sarebbe d’accordo nel fare una canzone sul colera, ma io dico: se le fogne che scoppiano a Napoli, come a Bari e in tante altre città italiane, fossero entrate nelle canzoni popolari non adesso ma dieci anni fa (questa situazione già c’era), forse ora ci troveremmo meglio. Non bisogna dimenticare, infatti, che in certi momenti la canzone ha avuto la forza, per cambiare uno stato di cose, di quanto non ne abbia avuto la politica. Il folk, per essere valido, deve affrontare una realtà contemporanea.

SILVANO SPADACCINO: Non so se qui si può fare un lungo discorso quale meriterebbe l’argomento. Folk, che vuol dire? Ho sentito tirare in ballo il nome di Verdi, ma diciamo pure che Verdi si era rifatto, nel caso citato, a Benedetto Marcello, il quale, a sua volta, aveva affondato le mani nella “Pastorella”…

TONI COSENZA: E’ risaputo che i musicisti colti hanno sempre girato fra la gente con il taccuino pentagrammato in tasca, pronti ad afferrare motivi popolari da riproporre poi in forma elaborata…

SILVANO SPADACCINO: Appunto. Il folk ha una sua validità in quanto forma di comunicazione a livello popolare, autentica e intimamente sentita, capace di dare nuova e più valida dimensione alla cultura. Nella guerra ’15-’18, soldati di disparatissime regioni si sono ritrovati nelle stesse trincee, si sono “riconosciuti” scambiandosi i canti popolari delle loro terre; ognuno ha preso dagli altri quello che, per motivo musicale o per contenuto, gli piaceva di più. E’ nata così una cultura nuova, di diversa dimensione.

FRANCO FONTANA: Da molti anni mi dedico all’organizzazione di manifestazioni musicali con particolare riguardo per quelle di canto popolare italiano e internazionale. Io credo che in nessun caso si possa parlare di folk genuino quando questo arriva sulle tavole di un palcoscenico, perché l’ambiente diverso da quello in cui nasce il folk nasce cambia molte cose. Possiamo tuttavia parlare di interpreti che cercano di rendere nel migliore dei modi questa autenticità “inquinata” da un ambiente che non è quello originale.

Sorrisi e Canzoni TV: Eravamo partiti con l’obiettivo, forse troppo ambizioso, di fare il punto sulla situazione del folk in Italia. Non siamo arrivati ad una conclusione, ma siamo però riusciti ad aprire un discorso, una nuova prospettiva per la conoscenza  e l’apprezzamento di quel grande patrimonio artistico che è la nostra musica popolare. E con questo ci sembra di aver portato una “pietruzza” a causa del folk.

(Mario Balvetti - Sorrisi e Canzoni TV)

 

FOLK O NON FOLK - Sorrisi e Canzoni TV

25 novembre 1973 seconda puntata ECCO LE VOCI DEL PROFONDO SUD - di Mario Balvetti

 

Prosegue il nostro viaggio-inchiesta: da Napoli  puntiamo verso il  sud dove il canto popolare è lo specchio della gente che soffre e lavora.

Il nostro viaggio-inchiesta attraverso l’Italia della “canzone ruspante” continua. Dalle regioni del nord e del centro, che abbiamo toccato nella puntata precedente, ci trasferiamo in quelle del “profondo sud” dove il canto popolare  ha una tradizione antichissima.

La tappa parte da Napoli che per tantissimi anni (ed ancora oggi all’estero) è simbolo della canzone italiana e di quella popolare. Qui, accanto a nomi famosi come possono essere quelli di Roberto Murolo e di Sergio Bruni, troviamo nuovi e validissimi interpreti del folk partenopeo, quali la Nuova Compagnia di Canto Popolare e Toni Cosenza.

Dalla Campania, ci trasferiamo nelle Puglie ed in Calabria per poi passare lo stretto ed approdare in Sicilia. Dalle canzoni ricche di sottintesi scherzosi ed ironici, spesso improntate all’allegria, incontrate nelle regioni del nord, passiamo a canti dove il comune denominatore sembra essere la tristezza ed il dolore: si tratta, infatti, di motivi popolari scaturiti spontaneamente in paesi dove le condizioni di vita della gente sono da sempre difficili, dove ogni giorno c’è il problema della sopravvivenza da superare e che non sempre si supera, dove la gioia della festa acquista una dimensione quasi irreale, perché s’inserisce raramente in una condizione di quotidiana fatica, di lavoro durissimo al limite del disumano.

Sono canzoni che riconfermano, seppure ci fosse bisogno di una riconferma, lo stretto legame che esiste fra canto popolare e realtà di vita e, quindi, la validità, l’attualità, l’autenticità del folk.

La prossima volta, infine, concluderemo il nostro viaggio con una “tavola rotonda” che servirà a fare il punto sulla situazione: ci saranno folksingers, autori di canzoni popolari, organizzatori di grandi spettacoli musicali.

La via del “folk”, in un momento in cui le prospettive della canzone italiana sono incerte perché scarsa appare la vena creativa, può essere quella giusta per dare una dimensione internazionale alla nostra musica popolare. Perché ciò avvenga, bisognerà che autori, discografici e cantanti diano, come si dice, una mano.

I partecipanti alla “tavola rotonda” potranno intanto dare un valido contributo al dibattito che già l’argomento in se stesso si preannuncia interessante e stimolante. La nostra speranza e che questa iniziativa, o meglio, questo viaggio-inchiesta, possa servire ad accostare un nuovo e più vasto pubblico al folk italiano, il cui patrimonio, tradizionale ed attuale, non ha niente da invidiare a quello che, con ben diverso amore, viene coltivato nei paesi stranieri. (M.B.)    

ROBERTO MUROLO

Eccoci giunti a Napoli, coloratissima città, verso la conclusione del nostro itinerario “Folk”. Notiamo subito con piacere, che il trauma del colera è passato, la conferma ci viene dall’umorismo del nostro tassista, che alla domanda di come mai tanto traffico in un’ora per niente di punta, ci risponde che sono iniziati i lavori per la costruzione della tomba al “Mitile Ignoto”. La battuta ci mette di buonumore, mentre cerchiamo di guadagnare qualche metro nella corsia preferenziale diretti al Vomero, dove speriamo di incontrare Roberto Murolo. Chiariamo subito che non vogliamo identificare Murolo con il “folk”, ma è innegabile che a dare il via a questo genere sia stata la sua splendida antologia “Napoletana”. Una figura, dunque, la sua, di primo piano, figlio di quel grande Ernesto Murolo, poeta raffinato e sensibile che canta l’età d’oro della canzone napoletana e che ha trovato in Roberto il suo menestrello più ispirato. Abbiamo avuto la fortuna di assistere ad alcuni suoi recitals ed abbiamo visto con quanta simpatia e calore il suo pubblico, che lo segue sempre (proprio in questi giorni inaugura la stagione allo Shaker Club, il locale alla moda, in veste di vedette) si commuove ad ogni sua interpretazione, sottolineando con lusinghieri consensi un successo che dura da sempre. E quanta maliziosa ironia sa infondere alle macchiette di Gill, Pasquariello, Villani, Maldacea, tutti personaggi cari ai vecchi frequentatori del vecchio Salone Margherita. Recentemente la televisione gli ha dedicato uno speciale in cui lo vedremo impegnato in una carrellata dei suoi maggiori successi. Peccato che in via Cimarosa non sia stato possibile trovarlo.    

NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE - E’ oggi uno dei più solidi pilastri su cui poggia il folclore musicale napoletano. La formazione, costituitasi nel ’67, ha vinto la “Maschera d’Argento” nel ’71 e nel ’72 ha partecipato con successo al Festival dei Due Mondi a Spoleto, ma solo quest’anno è riuscita ada affermarsi definitivamente, a farsi conoscere da un pubblico vastissimo presentando alcuni concerti-spettacolo di eccellente livello.

Il gruppo porta avanti un discorso preciso e rigoroso per la rivalutazione e la diffusione del patrimonio musicale del Sud  in genere e napoletano in particolare. Animatore della Nuova Compagnia è Roberto De Simone, artista molto sensibile e, insieme, attento studioso della tradizione popolare partenopea che “recupera” ad un livello non di estetizzante rievocazione di un mondo scomparso, ma piuttosto come riproposizione di quel mondo in termini di autenticità, di spontaneità, di “verità”.

Il repertorio della NCCP è vastissimo; parte, come dicevamo, dalle origini ed arriverà fino ai nostri giorni, cioè al momento “magico” della canzone napoletana più propriamente “folk”.

Il gruppo, straordinariamente affiatato e capace di dare allo spettacolo emozioni vive e profonde, è formato da Nunzio Areni, Giuseppe Barra, Eugenio Bennato,Roberto DE Simone, Giovanni Mauriello, Patrizio Trampetti e Fausta Vetere.

SERGIO BRUNI - Sergio Bruni non è un cantante folk nel senso proprio della parola e lui stesso, se glielo andate a chiedere, nega risolutamente di esserlo; è però innegabile che sia lui il simbolo di Napoli così come la Torre Eiffel è l’emblema turistico di Parigi.

Bruni non è un folksinger, ma è lui stesso un personaggio “folk”, cioè saldamente inserito nella storia della canzone popolare napoletana di cui è personalissimo interprete; e per questo c’è parso giusto includerlo in questo nostro itinerario.

Il cantante napoletano, a differenza di altri artisti nella sua città, è dubbioso sulla possibilità che oggi a Napoli possa nascere un canto popolare che prenda spunto dalla realtà contemporanea “Mancano - dice - le situazioni, i personaggi, in una parola l’ambiente. Si potranno anche scrivere canzoni popolari di argomento attuale, non dico no, ma queste difficilmente potranno avere una fisionomia napoletana, dal momento che oggi la città somiglia a tutte le altre; anche i quartieri più antichi ormai hanno cambiato faccia con la loro edilizia nuova, funzionale, ma li fa sembrare Roma o Milano”.

Bruni è, comunque, un personaggio profondamente “folk” nel suo stesso animo; lo riprova il fatto che, artisticamente, è nato sulle tavole del palcoscenico, a contatto “di fiato”, come si dice in gergo, con la platea, con il pubblico; il fatto che la sua carriera, lunga e ricca di soddisfazioni, l’ha faticosamente costruita giorno per giorno in teatro e nelle “feste di piazza”.

Con tanta nostalgia per questo mondo popolare ed autentico,  Bruni sta preparando adesso uno spettacolo che, se non è folk, nel folk affonda certamente le radici. Si tratta, infatti, di una storia di Napoli raccontata con le canzoni di varie epoche, tutte legate a fatti, personaggi, avvenimenti della città. Uno spettacolo che s’annuncia assai interessante e che potrebbe intitolarsi benissimo “Sergio Bruni, folk suo malgrado”.

OTELLO PROFAZIO - Si potrebbe dire “Otello Profazio ovvero il canto del sud”, tanto il suo nome è strettamente legato alle canzoni, alle ballate, alle storie, alle leggende delle terre del meridione italiano.

Otello canta alla maniera degli antichi cantastorie, cioè con uno stile che restituisce in forma autentica, genuina, una cultura popolare antichissima.

“Ti si può considerare un archeologo della canzone ?” “Archeologo - risponde con una certa insoddisfazione nella voce Otello - è una parola che può dar luogo a malintesi ed equivoci. Con un gusto che credo rispecchi quello degli antichi cantastorie, cerco di completare, di dare un senso compiuto ad antiche storie e ballate. Non è semplice, ma l’esperienza mi ha insegnato che si tratta della via giusta da seguire”.

ROSA BALISTRERI - Nata a Licata, da una famiglia poverissima, Rosa Balistreri canta la Sicilia amara, quella della disperazione, della miseria, della gente che nel giro di tutta la vita difficilmente riesce a mettere insieme un giorno di vera felicità.

Rosa è cantante folk nel senso più autentico della parola perché riesce a trasferire nella voce e nel suono della sua chitarra le emozioni più profonde, i sentimenti più sinceri e riposti della gente che lavora, che fatica e che soffre. Il folk di Rosa Balistreri non si tinge mai dei colori dell’allegrezza; anche quando si tratta di un canto d’amore, al fondo c’è sempre una ventata di malinconia.

“Amore, tu lo sai, la vita è amara”, dice il titolo di un album di canzoni della Balistreri che esprime, forse meglio di cento parole, lo stato d’animo dell’artista, il suo modo di concepire l’esistenza . Il suo stile è duro e tagliente come le pietre della Sicilia assolata, e nello stesso tempo, ricco di vibrazioni umanissime che arrivano diritte all’animo.

Quest’anno si era presentata a Sanremo, ma per un intoppo di carattere burocratico non ha potuto partecipare alla manifestazione. Alla vigilia del festival le avevano chiesto perché mai lei, cantante popolare, aveva aderito a quella rassegna tipicamente di “musica leggera”. “L’importante - mi aveva risposto Rosa - è farsi sentire senza naturalmente tradire se stessi: perché cantare significa soprattutto - comunicare”. (Mario Balvetti)    

TONI COSENZA - Abbiamo incontrato Cosenza in via S. Pietro a Maiella dove un incendio aveva semidistrutto il Conservatorio di musica. Si respirava ancora un odore acre di fumo. Toni ha studiato qui chitarra classica con Mario Gangi ed appariva assai costernato: “Hai visto che macello?”. Eravamo andati a Napoli per parlare con lui del folk: forse sarà meglio rimandare la cosa ad un’altra occasione. “Non ti preoccupare - dice però Cosenza - a Napoli siamo abituati ad accettare con filosofia calamità anche più grosse di questa. Speriamo soltanto che il Conservatorio torni presto in efficienza…”.

Ci allontaniamo passando per un dedalo di vicoli lungo “Spaccanapoli”, la via che divide in due la città vecchia e ritroviamo la vera Napoli, con i suoi problemi giornalieri e la sua gente indaffarata e rumorosa, non quella delle sdolcinate, anche se belle, canzoni che parlano di mare, di luna, di sole, di Vesuvio. E’ qui che vengono fuori i caratteri veri del popolo, quel “folclore” che Toni Cosenza sta scrivendo per la raccolta “Napoli ieri e oggi” edita dalla King e che interpreta magistralmente accompagnandosi con la chitarra.

“Toni - gli chiediamo - il genere folk è oggi in ascesa: qual è la situazione qui a Napoli, città canora per definizione?”.

“Il folk - spiega Cosenza - a Napoli come altrove è quello che vedi per strada, nei bassi; è la vita di tutti i giorni, con le sue mille difficoltà, in città e fuori, sui monti, nelle campagne, dove ancora  esiste una civiltà contadina autentica. E’ in questo ambiente che nasce l’espressione popolare, cioè il folk. Quando cerchi di portarlo attraverso canti e ballate sul palcoscenico, questa autenticità va perduta. Si può tuttavia essere interpreti di questo spirito popolare, come nel caso, qui a Napoli, di Roberto De Simone, che ripropone il folk con la sua Compagnia di Canto Popolare. Comunque non bisogna dimenticare il maggiore impulso al folk napoletano l’ha dato Murolo, sulla scia della più vecchia antologia curata da Giovanni Sarno che metteva in evidenza un mirabile interprete di quelle antiche melodie, e cioè Sergio Bruni, uno dei personaggi più discussi della canzone”.

Alla domanda se può esserci spazio per l’inserimento di nuove tendenze musicali nella tradizione napoletana, Cosenza risponde affermativamente: “Certo che può esserci - spiega - Guardiamo in faccia la realtà: non possiamo cullarci nei ricordi del passato  e vivere di rendita sulle antiche glorie della canzone napoletana”.

Toni Cosenza, autore, cantante e chitarrista, si è formato musicalmente al Conservatorio e si dedica con particolare passione al recupero dei canti popolari tradizionali. Ha scritto numerose canzoni “folk” moderne e sta realizzando una splendida antologia intitolata “Napoli ieri e oggi”.  ( Mario Balvetti – Sorrisi e canzoni TV) 

 

COME FARSI UNA DISCOTECA FOLK

 

Canti folk del nord

Roberto Balocco: La cansson dla piola (Cetra).

Gipo Farassino: Avere un amico (Cetra).

Gipo Farassino: Gipo a so Piemont (Cetra)

Gipo Farassino: Uomini, bestie e ragionieri (Cetra).

Maria Monti: Memorie di Milano (2 LP Cetra).

Duo di Piadina: Le canzoni del grande fiume (Amico).

Dino Sarti: Bologna invece! (Polydor).

Ivan della Mea: Se qualcuno ti fa morto (Dischi del Sole).

Canti folk del centro

Artisti vari: Le belle serenate del passato (Cetra).

Pino er pasticciere: Roma a ‘n’ora de notte (Ricordi).

Erika Grassi: Roma de Trestevere (Musik).

Autori vari: Incontri con la vecchia Roma (Cetra).

Giorgio Onorato: C’era una volta Roma (vol I e II (RCA).

Gabriella Ferri: Lassatace passà… (RCA).

Teresa Gatta e Paolo Gatti: Due gatti per Roma (IT).

Sergio Centi: La romana (antologia in 12 LP).

Quelli di Nocera: Canti popolari di Nocera Umbra (RCA).

Amanda: Canti marchigiani (Cetra).

Daysi Lumini e Beppe Chierici: Questa seta che filiamo (Cetra).

Cesare De Cesaris: Allegramente (EMI).

Canti del sud

Nuova Compagnia di Canto Popolare: Senza titolo (SIF).

Toni Cosenza: Napoli ieri e oggi - Vol. I (King).

Toni Cosenza: Napoli ieri e oggi - Vol.II (King).

Toni Cosenza: Napoli ieri e oggi - Vol. III (King).

Toni Cosenza: Le comiche - Vol. IV (King).

Giacomo Rondinella: Guappi e camorra (Cetra).

Matteo Salvatore: Padrone mio ti voglio arricchire (Amico).

Matteo Salvatore: Le Puglie (Amico).

Matteo Salvatore: Le quattro stagioni del Gargano (4 LP Amico).

Toni Santagata: Vieni cara, siediti vicino (Cetra).

Otello Profazio: Sollazzevole (Cetra).

Otello Profazio: Gesù, Giuseppe, Maria ((Cetra).

Cesare Monte: I canti del Salento (CIS).

Sardegna e Sicilia

Maria Carta: Paradiso in re (doppio RCA).

Coro Barbagia: Sardegna canta e prega (RCA).

Artisti vari: Un ponte sullo stretto ((RCA).

Rosa Balistreri: Amore tu lo sai la vita è amara ((Cetra).

Otello Profazio: I paladini di Francia (Cetra).

Geri Palamara: ‘A sciara (Durium).

Benito Merlino: Canzoni folk siciliane (Vogues).

Elena Calivà: Canti popolari siciliani (Cetra).

Toni Pagliaro e i picciotti: Sicilia in fiore (Sprint). 

 

TONI COSENZA E L’UMORISMO NAPOLETANO

 

L’Istituto Professionale Alberghiero “De Medici”, di Ottaviano (NA), ha ospitato la presentazione del catalogo “Primavera-Estate” di Alpitur.

Preceduta da una speciale cena a base di piatti tipici vesuviani preparati dagli chef dell’Istituto Alberghiero (Supervisore e Maestro di Cerimonia il Prof. Antonio Ragosta), la serata è proseguita con la descrizione delle destinazioni proposte da Alpitur, dedicate a Spagna, Portogallo, Scandinavia.

L’evento è stato caratterizzato da una performance del compositore Toni Cosenza, che ha eseguito brani tratti da “Umorismo nella canzone napoletana”, progetto ideato da Franco Ammirati, titolare dell’omonima agenzia di S. Giuseppe Vesuviano.

Il chitarrista napoletano non ha mancato ancora una volta di stupire l’attento pubblico con la sua garbata ironia e con l’esecuzione di brani scritti agli inizi del Novecento da fini dicitori e macchiettisti come Nicola Maldacea, Peppino Villani, Armando Gill e Gennaro Pasquariello, inimitabili protagonisti della storia della canzone napoletana. (D.S.)

 

TONI COSENZA AL FONDI LA PASTORA

 

 Martedì 9, a Fondi, nell’ambito del festival di prosa legato al premio teatrale Fondi-La Pastora, dopo “Promenade” di Luciano Codignola, regia di Mario Mattia Giorgetti, stasera e domani, “Che bella nuttata”, con il Gruppo della Zabatta, testo e regia di Toni Cosenza (il titolo è lo stesso di una canzone che racconta, in forma di ballata, la triste storia di un giovane cantante morto ammazzato).

(Rita Sala - Il Messaggero).

 

RADIOUNO MUSICA

 

“Le piace la radio?”. Domenica, benedetta domenica. Una domenica mattina come tante, ci si sente soli, non ci va di fare maratone, marce antifastfood, pedalate anticellulite, gite antirelax; come si può trovare qualcuno che si diverte e magari far parte della compagnia? E’ semplice, si partecipa alla trasmissione di Radiouno “Le piace la radio?, in via Asiago 10 e ci si trova addirittura in famiglia.

Non è solo bello da vedere da vicino Nicola Arigliano e Giovanna, che sgambettano ilari, cantando vecchi e nuovi successi, ma è divertente far parte della “comitiva”, che tutte le settimane si ritrova  negli studi di mamma Rai. I registi Mirella Mazzocchi e Paolo Leone elargiscono con generosità gli inviti a coloro che telefonano e ne fanno richiesta.

La passerella comincia alle 11.40: distribuzione gratuita del Radiocorriere e corsa all’accaparramento dei posti: occupata ogni poltrona disponibile cominciano i convenevoli: “Come sta Giovanna nostra, gagliarda e tosta?, si sente domandare. Altri salutano Mirella, le fanno gli auguri per il compleanno, stringono la mano ai presentatori Pier Paola Bucchi e Bruno Gozzi, sorridono al maestro Roberto Pregadio; insomma tra microfoni, fili, strumenti (mentre qualcuno prova da solo come un alienato) si fa salotto, poi entra Eva con una rosa per ogni protagonista femminile. Si conoscono tutti tra loro, alcuni fanno parte del circolo culturale anziani di via Sabotino, in maggioranza abitano dietro l’angolo, nel quartiere Prati.

“Io vengo da ottobre, non mi sono mai persa una domenica, nemmeno quando c’è stata la neve; questo è il mio week-end e poi sto contenta per una settimana”, dice Eva, che conosce tutte le canzoni a memoria.

Si inizia e arrivano sketch, lazzi, saltelli e le canzoni napoletane di Toni Cosenza; e allora che in platea, dapprima timidamente, poi a gola spiegata, viene fuori “Oje vita, oje vita mia…” un canto liberatorio e quando c’è l’intervallo quasi con dispiacere si va al “rinfresco”, con pizzette e panini prontamente arraffati dagli habituès, organizzatissimi.

Secondo tempo: giungono le telefonate dall’esterno, da Ginetta, da Marietta e dalle vecchie zie di Nicola. E lui canta, come 30 anni fa, “I sing amoreee”. Gran finale con saluti e autografi sul biglietto d’invito. E arrivederci, tutti alla prossima domenica.

(Giulia Riccardo – Il Messaggero)

 

CONGRESSO NAZIONALE DI NIPIOLOGIA

 

Auditurium Tarentum di Taranto. “Gli interpreti del folclore del sud” è il titolo della rassegna organizzata da Nunzio Rocco, per la regia di Toni Cosenza, con il contributo dell’Amministrazione Provinciale di Taranto, a cura di Angelo Rusciano. Una serata di grande folk nella proposta dal maestro Toni Cosenza, vecchia conoscenza del pubblico tarentino. Con lui saranno sul palco del Tarentum Eugenio e Carmelita Gadaleta, il Canzoniere del Lazio e Otello Profazio. Ricco il programma della rassegna in cui, Napoli, grazie alla versatilità di Toni Cosenza, esce dalla banalità e dalla commercialità per assumere finalmente un volto composto caratterizzato dall’impegno dei testi e delle sue musiche. E’ difficile stabilire davanti ad un concertista quali siano i migliori brani: come musicista completo, Toni riesce a rendere a meraviglia l’atmosfera della “villanella” del ‘500 o dell’Opera Buffa del ‘700 e ancora i suoi excursus sulla canzone popolaresca sempre con lo stesso impegno e senza inutili retoriche. Oggi è il momento culminante della tradizione popolare attraverso la credibilità di Roberto De Simone e della su con cui Toni Cosenza ha effettuato una positiva tournèe in Sud America; non a caso il folksinger è stato scelto per affiancare il gruppo come l’espressione più completa dell’attuale canto popolaresco monodico napoletano.

Per quanto riguarda I Gadaleta, il materiale che compone il repertorio di Eugenio e Carmelita è testimonianza di un’area geografica e culturale omogenea di grande interesse: la Puglia settentrionale e la Lucania orientale. I documenti si accentrano prevalentemente in due zone: il Gargano e il Materese; atto a riscoprire quei valori a lungo ignorati dall’informazione uffiiciale. Il lavoro svolto in questo senso dal “duo Gadaleta” assume quindi un’importanza di grande rilievo nel campo della ricerca e della riproposta dei canti più significativi della storia e della evoluzione di gruppi etnici fra i più antichi d’Italia. Il musicologo Diego Carpitella è stato di grande aiuto ai Gadaleta in questo lavoro che si corona con la realizzazione del primo di una serie di dischi editi dall’Albatros distribuiti dalla Vedette.

Canzoniere del Lazio è il primo gruppo che in Italia fa musica popolare rielaborata e reinventata sugli schemi e sui modelli espressivi della tradizione. Il risultato non è una versione rock o pop, né tanto meno canzonetta nazionale popolare di melodie più o meno “folk”. E’ piuttosto sviluppo, in direzione di una musica nuova, di ritmi, di canti, armonie proprie della cultura musicale del nostro popolo, così come vive tutt’oggi, principalmente nelle campagne e nell’espressività del proletariato urbano. Il gruppo è formato da Carlo Siliotto, Piero Brega, Francesco Giannattasio, Pasquale Minieri, Luigi Cinque e Piero Avallone, più il tecnico del suono Andrea Piazza, alcuni provenienti dal Canzoniere Italiano. A loro iniziativa di “fare musica” è nata nel 1972.

Otello Prefazio: poche parole per presentare il cantastorie del sud. “Qui si campa d’aria” è l’ultimo suo LP dove affronta l’annoso problema  che assilla le migliaia di lavoratori costretti a cercare spazi vitali attraverso l’emigrazione. E’ di prammatica, dunque, la sua presenza nella manifestazione di Toni Cosenza impostata sul folklore del sud e i suoi protagonisti.

(Isio Saba - Rolling Stones)

 

TEATRINO DEI CANTASTORIE

 

Il cabaret di Vicoli dei Panieri presenta “Più peggio di così”, con Gastone Pescucci, Toni Cosenza, Janet Agren, Piero Tiberi. Lo spettacolo che ha aperto la stagione del “Cantastorie” deve il suo livello eccellente alla combinazione di tutti gli elementi da cui nasce il successo: un “mattatore” Gastone Pescucci, una bella brillante ragazza, Janet Agren, dei buoni collaboratori, dei testi intelligenti e briosi, un regista di cui si avverte continuamente la mano abile come raramente succede nei cabaret.

Da questi elementi nasce non una serie di “numeri” ben cuciti fra loro ma un vero spettacolo omogeneo, spigliato, rapido, privo di momenti vuoti. Dei temi affrontati, alcuni hanno purtroppo un carattere permanente (gli intrallazzi politici, la mafia, e anche la solita ragazza che denunzia  una improbabile violenza) altri stanno sul filo dell’attualità e saranno certo rinnovati periodicamente, come è nella necessità del buon cabaret.

La satira politica appare condotta con un coraggio unito alla finezza, e gli stessi temi usuali appaiono quasi nuovi perché trattati con spiritosa freschezza.

Gastone Pescucci fa naturalmente la parte del leone, sfoggiando una sua versatilità da un personaggio all’altro, affiancato brillantemente da Piero Tiberi, Toni Cosenza e Antonio Fina. Janet Agren che, per la prima volta, si presenta sul palcoscenico dopo le sue esperienze cinematografiche, è gradevolissima. I testi sono di Barbone, Floris e Pescucci, l’ottimo regista è Mario Forges Davanzati. Le canzoni del secondo tempo ripescate nel repertorio degli anni venti, sono interpretate dagli stessi attori con la stessa bravura. Al piano Marcello Martini. Successo pienissimo. (Il Messaggero - 5 ottobre 1971) 

 

PULCINELLA IN CITTA’

 

Allegra parata a piazza Vittorio. Addio Carnevale con i lazzi di 2 Pulcinella. La divertente performance di Tony Cosenza - Direttamente da Napoli il musicologo Cosenza, nelle vesti di Pulcinella, è arrivato alla stazione Termini accolto da una banda festosa. Un breve giro, qualche saltello e via in processione, tra la curiosità e l’entusiasmo della folla, verso piazza Vittorio, per dare vita ad una manifestazione organizzata dall’Associazione culturale “Punto Incontro”.

Un pomeriggio all’aria aperta tra rime e lazzi per dimostrare che il Carnevale, quello vero, di piazza, non è mai morto. “E’ anche per far conoscere ai romani la vera storia di questa maschera - aggiunge Cosenza - detto ‘O Pazzariello per le sue radici partenopee - che in realtà non è napoletana, bensì di origine etrusco-romana. E a dimostrazione che quello che dico è vero c’è il “Maccus”, una statuetta molto somigliante al Pulcinella di oggi, ritrovata nel ‘500 proprio qui, all’Esquilino”. Poi si interrompe, stravagante e maleducato, come vuole il personaggio, per continuare la discussione con Carlo Piantadosi, un Pulcinella burattino, da 40 anni nel mondo delle marionette. Mentre la piazza si riempie di gente e di risate. Sotto il portico impazza il samba del Trio Magico (formazione del percussionista Massimo Carrano, voluto dallo stesso Cosenza nella grande kermesse - ndr). Nel lato opposto è il generale Mannagigalarocca con la sua banda di straccioni (impersonato da Tonino Tosto e il suo gruppo Teatro Essere) a tenere desta la curiosità dei festaioli di passaggio. Due personaggi tipici, due diverse storie unite da un unico tema: il Carnevale…

(Danilo Maestoso - Il Messaggero) 

 

 

ARIDATECE PURCINELLA!

 

Sarebbe nata a Roma quella maschera antica. Roma rivendica la paternità della maschera di Pulcinella. E lo fa allestendo una performance carnascialesca, nel pomeriggio di oggi, a piazza Vittorio. All’Esquilino, infatti, nel secolo scorso fu ritrovata una statuetta romana che raffigura il Maccus, una delle quattro maschere della Commedia dell’Arte e che molti ritengono il progenitore  dell’attuale Pulcinella. Il Macco, di cui si trovano le tracce anche nelle popolazioni Osco-Etrusche, aveva anch’esso un gran naso adunco, due gobbe, le vesti bianche.  Un servo tra il furbo e lo schiocco che rievoca lo spirito dei morti - soprattutto l’aspetto demoniaco - con la voce stridula e la critica sferzante. Solo dal Trecento la maschera si è personalizzata per poi diventare il simbolo della commedia dell’arte partenopea.

Ora, l’Associazione Punto Incontro Esquilino, che organizza il Carnevale romano di piazza Vittorio, ha pensato di richiamare il Pulcinella da Napoli per riaverlo come protagonista. Alle 15, Pulcinella - impersonato dal musicista Tony Cosenza, autore anche della ricerca storica - arriverà alla Stazione Termini. Cercherà la strada per piazza Vittorio, che gli verrà indicata da due musicanti. Contemporaneamente, dalla fermata della Metro, giungerà il Generale Mannaggialarocca, maschera ottocentesca romana che prendeva in giro i generali e la divisa militare. Il corteo, accompagnato dalla Bosio Band (banda di organetti) di Ambrogio Sparagna, sarà rappresentato  dalla compagnia Teatro Essere di Tonino Tosto, che sul palco allestito all’angolo di piazza Vittorio e via Ricasoli interpreterà alcune macchiette ispirate a Petrolini. La banda di organetti invece andrà a prelevare Pulcinella - che in quel momento dovrebbe trovarsi in Santa Maria Maggiore - per guidarlo sempre in piazza Vittorio, dove Pulcinella intraprenderà un dialogo con il suo omonimo burattino fatto vivere da Ghetanaccio (in realtà Carlo Piantadosi, burattinaio del Granicolo). Ai due “fulcri” spettacolari se ne aggiungerà un terzo, sul palco tra via dello Statuto e via Carlo Alberto, il Trio Magico (complesso del percussionista Massimo Carrano, voluto dallo stesso Cosenza nel programma - Ndr), darà vita ad un delirante samba che confluirà poi nella finale tarantella di tutti i gruppi in scena. Il Carnevale all’Esquilino si concluderà presso la sede dell’Associazone Punto Incontro in via Principe Amedeo 188, con la “danza del ventre” di Nashira e il gruppo latinoamericano “Bojafra”, a partire dalle 21.

(L’Unità - Cronache)

 

 

MONTECASTELLO VIBIO

 

Otello Profazio sarà ospite lunedì di “In viaggio con Sereno Variabile’, il programma di Osvaldo Bevilacqua, il onda alle 18.40 su Raidue. Profazio si esibirà con Toni Cosenza in “Fabula mediterranea” dal Teatro della Concordia di Montecastello Vibio. (Gazzetta del Mezzogiorno)  

 

 

FABULA MEDITERRANEA

 

L’apprezzata “Fabula Mediterranea” di Toni Cosenza ha felicemente concluso a Bastia Umbra la prima fase del progetto itinerante “Etnica ’98”, rassegna di musica popolare internazionale a confronto dedicata a Giancarlo Cesarone ed al suo mitico “Folkstudio”. Ricchissimo il programma di musica e canto andaluso, africano, ebraico, irlandese, cubano, siciliano e napoletano, montato dallo stesso Cosenza, art director della manifestazione.

La manifestazione organizzata dalla “Pindaro” di Corrado Borghesi per l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bastia Umbra, ha riscosso notevole successo. Nei primi due mesi di concerti presentati dal critico Gabriele Cini sulla scena del Cinema Teatro Esperia di Bastia, i giornalisti e gli operatori turistici invitati hanno apprezzato i contenuti culturali espressi dagli artisti e constatato quanto sia grande da queste parti  la volontà di superare e sdrammatizzare avversità naturali che, comunque, il turista nemmeno avverte. Riguardo l’accoglienza a Bastia sono da segnalare le apprezzate proposte gastronomiche di Giorgio Croce e Silvana Lavelli del “Bistrot degli Artisti”, così come, nella sempre accogliente città di Assisi, hanno fatto furore i prodotti alimentari proposti da “La Pasteria” di Moreno Murali. (Alfonso De Liguoro - ETN)

 

 

MONTECASTELLO

 

“Etnica ’98” è entrata nel teatro più piccolo del mondo. Proprio con lo spettacolo di Toni Cosenza è iniziata a Montecastello in Vibio, provincia di Perugia, la seconda fase del progetto: “Fabula mediterranea” la cui conclusione si avrà in Martinica, a Natale, al “Carrefour Mondiale de la guitare”. La “Fabula” di Toni Cosenza toccherà le principali capitali europee sotto l’egida della Regione Umbria. L’intento del tour è quello di confermare ulteriormente la validità della meta turistica umbra. A Monte Castello in Vibio, la “Fabula mediterranea” è stata ripresa da RAIDUE per Sereno variabile, popolare programma di Osvaldo Bevilacqua.

Il concerto si è svolto nel Teatro della Concordia, il più piccolo del mondo (97 posti), ottocentesca struttura in legno che, con i suoi pregevoli stucchi, gli artistici affreschi e i razionali palchetti, è un autentico gioiello in miniatura citato dal Guinnes dei primati. Con Otello Profazio, ospite della serata è stato Beppe Fioroni, eccezionale suonatore di organetto umbro che, accompagnato dal chitarrista-liutaio Dario Toccaceli, ha eseguito brani del “cantamaggio” e frizzanti saltarelli umbri. Eduardo Bronci, presidente del Teatro della Concordia, ha premiato il raggiante Fioroni con un prezioso piatto Deruta riproducente la volta affrescata del “suo” teatro  con la seguente motivazione: “…quale appassionato cultore della tradizione umbra” e per avere scelto Monte Castello per la sontuosa cena a base di prodotti tipici umbri offerta dal prodigo Fioroni ai suoi oltre cento estimatori. Il banchetto si svolto nella storica Antica Dimora “Al Castello”. (Alfonso De Liguoro – ETN)

 

ARCI UISP

 Schede informative per la programmazione di spettacoli 1976

 

Nuova canzone politica: Ernesto Bassignano e Vito Cantarini - Canzoniere delle Lame - Franco Ceccarelli e Caterina Barilli - Lucio Dalla - Roberta D’Angelo - Carmelita Gadaleta e Gruppo - Rino Gaetano.

Gruppo della Nuova Proposta: - Giorgio Lo Cascio - Mimmo Locasciulli - Enzo Maolucci e Gruppo - Adriana Martino - Nuovo Canzoniere Italiano - Quarto Stato - Corrado Sannucci - Gianni Siviero - Stormy Six - Yu Kung.

Folk popolare: Rosa Balistreri - Concetta Barra - Canzoniere del Lazio - Canzoniere Internazionale - Canzoniere Popolare Toscano - Maria Carta - Anna Casalino - Colonia Cecilia - Compagnia della Porta - Toni Cosenza - Donatina ed Ettore De Carolis - Gianni De Dola - Graziella Di Prospero - Duo di Piadina - Gruppo Contadino della Zabatta - Gruppo Operaio ’E Zezi di Pomigliano d’Arco - Muzzi Loffredo - Daisy Lumini - Dodi Moscati - Nuovo Canzoniere Italiano - Stefano Paladini e Gruppo - Piccolo Insieme di Livorno - Quelli di Nocera - I Tarantolati di Tricarico

Folk internazionale e politico: Josè Alfonso - Americanta - Teresa Arias - Raul Cabrera - Veronique Chalet - Luis Cilia e Pedro Cabral - Charo Cofrè e Hugo Arevalo - Marta Contreras e R. Gonzales - Corale Popolare di Parigi - Gruppo Folk Internazionale - Icalma e Ignazio Palacios (Canto Libre) - Francis Kuipers - Luis Llack - Los Parra - Tucun Uman - Marcos Velasquez - Daniel Viglietti - Wladimiro Waiman.

Jazz nuove tendenze: Art Ensamble of Chicago - I Cadmo - Collective Orchestra - Dollar Brand - Don Cherry -  Folk Magic Band - Gaslini Quartetto - Maurizio Giammarco Quartetto - Martin Joseph - Laboratorio Musicale Testaccio - Gaetano Liguori (Idea Trio) - Frank Lowe - Guido Mazzon Quartetto - Old Time Jazz Band di Luigi Toth - O.M.C.I. - Max Roach - Patrizia Scascitelli - Mario Schiano - Gruppo Spirale - Suonosfera - Cecil Taylor

Jazz - Rock - Pop - Blues bianco: Area - Arti e Mestieri - Blues Band di Roberto Ciotti - Toni Esposito - Eugenio Finardi - Napoli Centrale - Perigeo

Musica contemporanea: Alvin Curran - Prima Materia - Frederic Rzewsky